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Una casa su due piani a Milano. L'interno "non da architetto" abitato da un'architetta.
BBA studio unisce due appartamenti in Porta Venezia. L'inquilina? La progettista. Che ci svela del restyling.
di Valentina Raggi
Incontri di volumi
Questa è una casa su due piani nata dall’acquisto di due appartamenti a un piano, di cui uno aveva anche un secondo piano. Sembra un gioco di parole ma è l’inizio della storia di questo luminoso appartamento in zona Porta Venezia, a Milano, abitato e progettato da Barbara Ballabio, architetta e co-fondatrice con Andrea Burgio di BBA Studio, con sede poco distante. Ballabio comincia la narrazione del progetto con una frase insolita, ma che ben dichiara l’intento dei due architetti nell’approcciare il lavoro di restyling e redesign di questi ambienti: «Questa non è una casa da architetto». Oggi questa casa su due piani ospita tre camere da letto e tre bagni, una piccola lavanderia e la zona giorno con la cucina separata. «Ho preso e unito due appartamenti al quarto piano, ma uno dei due aveva un secondo livello in cui ho creato la camera di mia figlia, con bagno e terrazzino», continua Ballabio.


Presenze oniriche
La scelta di un percorso filologico e di un omaggio al primo Novecento si rispecchia anche in alcune scelte di finiture, come la cucina, realizzata su disegno con un mood rétro e con un pavimento bianco e nero a piccole tessere che ricorda le antiche marmette. «L’accento contemporaneo è rappresentato dalle maniglie, in acciaio, che abbiamo ripreso da quelle che solitamente si utilizzano in studi medici o laboratori tecnici. Mentre la scelta di lampadine al posto delle strisce Led conferma la volontà di dare a questo ambiente una patina», spiegano i progettisti. Altre scelte, invece, sembrano virare nella direzione opposta, ma con una tale discrezione da amalgamarsi perfettamente. Come la camera da letto padronale, che svela il retro della scala che conduce al secondo livello, con un effetto quasi installativo. «All’origine questa struttura era nascosta da una trave, ma abbiamo voluto metterla a vista, “svuotando” i gradini per creare una scala al contrario,volutamente senza disegno, per raccontare semplicemente se stessa. E che si perde nel soffitto, un po’ onirica», racconta Ballabio. Anche il comodino, su disegno come il letto, la richiama con una forma destrutturata, si scompone in piccoli cassetti, e sopra vi fa capolino un piccolo busto in gesso, scultura realizzata dalla padrona di casa. I bagni alternano gli stili. Uno è, ad esempio, più classico, il marmo di Carrara con una specchiera/contenitore. Il bagno più piccolo è invece più decorativo, e gioca anche questo di piastrelle grafiche in bianco e nero.



Gli anni ’30 portati all’oggi
E infatti, questa bella casa su due piani, con una vista privilegiata del soggiorno sul giardino di un convento, è stata rimessa a nuovo e ha rinnovato le sue funzioni con un lavoro di BBA Studio volto a onorare la storicità e le caratteristiche del luogo, e ad ammodernare dove necessario. «L’appartamento si trova in un edificio degli anni ’40, aveva alcuni elementi poveri tipici del dopoguerra ma conservava una sua dignità estetica con rimandi alle decorazioni anni ’30 e marmi in ingresso», racconta Ballabio. «La mia volontà era perseguire il “non disegno”, ma semplicemente rendere la casa più funzionale e contemporanea, perché deve funzionare per anni, ma sempre rimanendo una casa milanese e italiana», prosegue lei. Come spesso accade, negli anni ’80 l’appartamento subisce modifiche, ma i progettisti decidono di eliminare il superfluo e postumo e seguire un approccio filologico, riportando il più possibile allo stato iniziale, originario, l’involucro. E di riportare alcuni elementi tipici, come il parquet in rovere posato a spina di pesce, tipicamente milanese. Ciò che viene totalmente ribaltata è la disposizione e la dimensione delle stanze: «La zona giorno era la cucina con soggiorno, oggi la cucina resta dove si trovava ma è più ampia, perché abbiamo incluso lo spazio di un bagno, che oggi resta ma più piccolo. La cucina è schermata dalla zona giorno da una porta scorrevole in ferro e vetro e da un diverso pavimento, in micro tessere di grès black&white, che crea un contrappunto con il living. Lo stesso living è stato ampliato inglobando una parte del corridoio. Abbiamo ricalibrato un equilibrio», continua la progettista.


Pochi arredi, ma precisi
Ridisegnato l’involucro, si passa all’arredo: «non volevo una casa piena di cose», racconta ancora Ballabio, che ha le idee molto chiare non solo su come riprogettare gli ambienti ma anche come allestirli, divenendo al contempo cliente e artefice, con BBA Studio, del progetto della propria abitazione. «La vista dell’appartamento è su uno spazio aperto, e quindi volevo che in interno si potessero leggere bene i volumi e gli ambienti fossero minimali, per dare “aria” e cercare la radice della casa, e liberarla, lasciarle spazio», continua. E dunque pochi ma selezionatissimi pezzi, sia di design che di arte. «Per elevare il tutto abbiamo scelto di collaborare con Spazio RT, una galleria d’arte e design. Il tavolo della sala da pranzo è di loro rpoduzione, su misura, così come la scultura a palla di Stefano Prina che è posta sopra, o le sedie Leggera di Gio Ponti attorno», continua la progettista e padrona di casa. In quell’area, a parete è appeso un piccolo e poetico quadro di Marco Petrus, una veduta astratta del lido di Venezia. Da Spazio RT arrivano anche due bellissime lounge chair di Arnestad Bruk, le Modello 829, prodotte in Italia da Cassina. Si aggiungono al coro pezzi cult come una lampada di Caccia Dominioni per Azucena e una sedia di Gastone Rinaldi. Non resta che accoccolarsi su una lounge chair di Arnestad Bruk – fu proprio quella scelta da Gio Ponti per l’arredamento dell’Hotel Parco dei Principi di Sorrento nel 1960 – e osservare il panorama dalle finestre, nel silenzio raro di un quartiere frenetico e vivo.
